Whatsapp, come funziona la truffa della foto dell’assegno

di Emma Commenta

Occhio alle truffa di Whatsapp con la foto di un assegno compilato: la truffa va avanti due – tre anni a questa parte, ma nonostante ciò sembra non conoscere cedimenti. 

Lo ricorda il Movimento difesa del cittadino (Mdc) che spiega come funziona la truffa che viene utilizzata soprattutto nel mercato delle auto usate. 

Il truffatore in questione è il venditore dell’auto, che pubblica un annuncio online: le trattative proseguono telefonicamente e poi quando l’accordo è vicino il venditore comunica che accetta solo pagamenti con assegno e chiede alla vittima una foto dell’assegno compilato come prova per portare a termine l’acquisto. La vittima spesso e volentieri accetta perché non vede versare alcuna caparra, ma qui sta il cuore della truffa. Il truffatore stampa in alta definizione l’assegno e spesso e volentieri riesce ad incassarlo: il truffatore non è più rintracciabile e la vittima scopre che gli sono spariti i soldi dal conto, la stessa cifra che ha inserito nell’assegno. 

Il truffatore non ha fatto altro che stampare l’assegno in alta definizione e poi l’ha presentato in banca riuscendo, per la maggior parte delle volte, a incassare l’assegno. 

La truffa è cosa servita anche con la complicità delle banche o compiacenti o per la maggior parte delle volte negligenti. Il personale della banca dovrebbe semplicemente controllare la carta dell’assegno visto che esistono non poche tecniche di contraffazione. La carta dell’assegno deve essere fluorescente, filigranata, deve cambiare colore se qualcuno tenta di alterarla con sostanze chimiche, vede presentare stelline che variano colori e  luminosità in base all’inclinazione.

Se la negligenza è importante, conta anche il fatto che le banche tendono a scambiarsi informazioni sugli assegni solo in modo elettronico. Quando si porta in banca, l’operatore genera un’immagine dell’assegno con conseguente perdita di valore dell’assegno cartaceo e che verrà conservato solo per sei mesi. Conseguenze della dematerializzazione degli assegni, ma anche responsabilità al 50% delle vittime che hanno agito in modo troppo leggero e senza prendere informazioni. 

 

photo credits | think stock

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