Aumenta la diffidenza verso gli istituti creditizi: investire i propri risparmi nelle “banche etiche”

di Redazione 1

 La crisi finanziaria ha investito in pieno l’Europa senza tuttavia abbandonare gli Stati Uniti. A questo punto viene da chiedersi se il piano messo a punto dal Segretario al Tesoro americano, Henry Paulson, sia sufficiente a bloccare l’effetto domino e soprattutto nel lungo periodo. In Europa il piano anticrisi da’ respiro e le Borse si risollevano. Tuttavia cresce la paura in Italia: le banche non sono più sicure? Possiamo ancora fidarci?

Per i più diffidenti oggi parleremo delle “banche etiche“.

In un contesto in cui la finanza e l’investimento sono sempre stati visti con i parametri del rendimento, del capitale, dell’interesse. Si sta però diffondendo una nuova cultura che propone l’investimento con caratteristiche etiche, dove l’investitore mira ad attività con requisiti di responsabilità sociale ed ambientale. Queste banche includono o escludono dei titoli da un portafoglio o un fondo pensione sulla base di giudizi etici sulle attività svolte dall’emittente del titolo e lavorano secondo rigidi principi di correttezza e trasparenza verso i risparmiatori.

Le più importanti banche etiche in Europa sono la Oekobank in Germania, la Triodosbank in Olanda, la quale ha filiali in Belgio ed Inghilterra e nel 1990 l’ABS (Alternative Bank Swisse) fondata su due principi partecipazione e trasparenza. La madre di tutte le banche etiche è la Grameen Bank in Bangladesh che si occupa di microcredito, la concessione di piccole somme di denaro a gruppi di persone. In italia le mag (mutua auto gestione), cooperative finanziarie autogestite che raccolgono il risparmio tra i propri soci per finanziare progetti con elevata utilità sociale, secondo i principi di trasparenza e partecipazione. Nel Belpaese inoltre nel 1998 nasce Banca Etica, come banca popolare.

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