Conti correnti, cambiare conviene: i nuovi conti sono meno costosi

di Redazione 1

Da una interessante indagine dell’Antritrust (iniziata nel 2011) si evince che cambiare conto corrente bancario in Italia conviene, in quanto i conti aperti fino all’anno 2007 presentano tendenzialmente delle condizioni peggiori rispetto a quelle proposte, in media, dai contratti che si possono sottoscrivere nel 2014.

 Per i conti correnti conviene aggiornarsi: chi ha aperto un conto corrente otto o più anni fa, difatti, ha probabilmente sottoscritto un contratto per una soluzione bancaria più costosa rispetto a quelle attualmente presenti sul mercato. Come comprova l’indagine dell’Antitrust, il risparmio passa dall’informazione anche per quanto concerne la banca: è senz’altro consigliabile, a chi ha aperto un conto corrente nel 2007 o prima, dare un’occhiata alle tante possibilità proposte nel 2014 dagli istituti bancari per poter abbattere i costi annuali o beneficiare di piccoli ma sempre graditi interessi sulle somme depositate.

Se da un lato va notato che in anni recenti i conti correnti sono diventati particolarmente più convenienti per i giovani, è senz’altro vero che soluzioni senza spese sono possibili per tutti, anche con scelta di istituti e proposte piuttosto ampia, specie se si è disposti a passare alla gestione online dei propri risparmi.

Secondo l’indagine dell’Antitrust che ha analizzato i dati relativi a oltre 60 differenti banche per 15 mila sportelli complessivi, nel cambiare istituto sui conti correnti è possibile risparmiare fino a 180 euro l’anno tra imposta di bollo e costi di gestione vari. Una cifra che, in tempi di crisi economica, non può certo essere snobbata alla leggera. Trasferire il proprio conto corrente in un’altra banca è operazione meno difficile di quanto possa sembrare: l’importante è, ancora una volta, informarsi con calma e con cura in merito alle varie offerte proposte al momento dagli istituti bancari, in modo da selezionare quella più conveniente in relazione alle proprie esigenze di risparmiatore ed eventualmente investitore.

Photo credits | Thinkstock

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