Risparmio per i figli, accortezza e pazienza

di Redazione 1

Figli, che passione. In questi tempi di crisi, tra lavori precari e mutui irraggiungibili e via dicendo. Ma insomma, quanto costa avere un figlio al giorno d’oggi?

La fase più delicata, si pensa, è la prima, quella della primissima infanzia: gli alimenti per i neonati, infatti, non scherzano. La spesa per i primi 24 mesi di vita del bambino hanno un’incidenza del 20% sul bilancio del nucleo familiare. Ma passati i primi tempi, il difficile è ancora di là da venire. Essere genitori, insomma, è complesso non solo da un punto di vista esistenziale, ma anche economico, e soprattutto al giorno d’oggi. Ma non bisogna scoraggiarsi – anche perché, con un po’ di romanticismo, viene da dire che si fanno le cose, anche con difficoltà, quando le si vogliono.

Un po’ di consigli, comunque, da un punto di vista economico possono essere utili. Il primo è anche il più banale: provare, di tanto in tanto, a mettere da parte dei soldi del proprio stipendio: 50 euro al mese, dopo 15 anni, costituiscono già un piccolo capitale dal quale partire. E quando il neonato che ora dorme nella culla sarà grande, potrete cominciare ad aiutarlo.

Una possibilità concreta è costituita dal libretto di risparmio, ad esempio. Il figlio, una volta in grado di gestire il denaro, potrà farlo da lì. Perché il libretto ha costi inferiori rispetto al conto corrente, e basta poco per aprirlo, con i libretti al portatore nominali per vostro figlio. Per effettuare movimenti sul libretto è necessario che ci sia sempre uno dei genitori, e ai sensi del decreto legge nr.112 del 25/06/2008 il saldo massimo per un libretto di risparmio è 12.500 euro. Ma il punto è che il denaro è soggetto ad interesse: ceto non a tassi “significativi”, ma che comunque è una caratteristica in più che si unisce alla semplicità dello strumento, nonché alla sua economicità.In più, non è possibile andare in rosso.

Alternativi e competitivi sono i buoni postali: i risultati si vedono dopo molti anni, ma sono assolutamente certi per i successivi 15 o 20 anni. I risultati sono superiori a quelli dei titoli di Stato, e non sono previste spese di commissione né di sottoscrizione.

Foto|Simpson

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