Risparmiare acquistando dai mercatini cinesi? Rischi e accorgimenti

di Redazione 7

Si sa, le donne si dividono in due categorie, quelle spendaccione, spesso trentenni single in carriera e quelle della stessa età che hanno preso la vita con meno stress e lavorano tranquillamente, sono già sposate ed hanno un pargoletto (o più) a carico. Ma una cosa accomuna tutte, il desiderio di risparmiare (anche le donne con le mani bucate si compiacciono durante il periodo dei saldi). Non sembra più bella una t-shirt acquistata a metà prezzo, da sfoggiare sull’abbronzatura e poter dire all’amica con tono orgoglioso: Questa è stata un vero affare! E magari l’amica risponde: Non c’è che dire, hai buon gusto e sai spendere bene, magari avessi la tua stessa fortuna!

Donne, vestirsi bene, saper abbinare i colori, combinare i vari accessori è la cosa che fa sentire più realizzate, ma ancor di più se non si spendono cifre stratosferiche. Oggi ci sono prezzi che variano da un eccesso all’altro e veramente non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ma attenzione, risparmiare non vuol dire soltanto spendere meno, ma spendere bene. Siamo nell’epoca della globalizzazione e sia nei mercatini che nei negozi possiamo trovare articoli che vanno da Made in China fino a Made in Uzbekistan. Donne facciamo attenzione, spendendo meno andremmo sicuramente a risparmiare?


Qualcuno ricorda l’allarme lanciato dalla Nuova Zelanda riguardante i vestiti prodotti con tessuti di origine cinese? Sarebbero impregnati di formaldeide, una sostanza usata come conservante, in dosi 900 volte superiori a quelle consentite dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non bastano quindi il dentifricio con l’anticongelante e i giocattoli imbottiti di piombo, ora dobbiamo anche guardarci dai vestiti alla formaldeide. Il consiglio dell’ADUC è quello solito, di lavare bene i capi appena acquistati ed arearli il più possibile. Il consiglio di Guadagnorisparmiando è di guardare sempre l’etichetta e verificare che il capo sia stato prodotto in Italia, ce ne sono parecchi, di ottima fattura e che non hanno prezzi esagerati. Ricordiamo che la pelle è sempre un organo e va curato come tale. Un capo Made in chissà dove, pagato meno in realtà spesso non è un risparmio: dura poco e non dà garanzie.

Commenti (7)

  1. Cara Laura vorrei farti notare che, spesso dietro il Made in Italy si celano degli escamotage curiosi, ci sono alcune aziende italianisime che producono all’estero e poi attacando due bottoni possono mettere l’etichetta “made in Italy”, considera che il 90% dei capi che circolano nel mondo è made in China, le aziende più importanti producono in quel paese, e lo standard qualitativo si è notevolmente alzato rispetto ad un decennio fa, nessuno ha l’anello al naso, se vuoi ti potrei fare una lista infinita di marchi famosi che producono in Cina. Ti dico una curiosità, sai che buona parte dei capi d’abbigliamento fatti in Italia, sono comunque fatti da laboratori di cinesi? Fatti un giro nella zona di Prato, in Toscana.

  2. Ciao Vanessa, si i giri me li sn fatti spesso, soprattutto fino a pochi mesi fa durante il periodo dell’università nella pausa tra una lezione e l’altra..ti dico una cosa: spesso i vestiti prodotti in P.R.C. hanno un cattivo odore, un odore strano, per nn parlare delle scarpe che se provi ad annusare senti quasi un bruciore al naso per quanto l’odore sia…strano…è ovvio che ci sono anche aziende truffaldine che imbrogliano la gente, ci attaccano made in Italy o chissà che e in realtà chissà da dove provengono, pensa che una volta a me in un negozio volevano appiopparmi una giacca che mi dissero firmata Rossodisera solo perchè ci avevano messo la spilla con la targhetta attaccata alla giacca ma in realtà nn c’era scritto neanche una lettera…L’argomento delle truffe è un altro e ci vorrebbe un articolo a parte o anche un libro direi. Nel mio articolo volevo solo far rilevare come sia stata trovata traccia di formaldeide nei tessuti cinesi (e spingere le lettrici all’attenzione), non l’ho scoperto io ovviamente, ma chi di competenza si occupa di ricerca. Ovvio che nel fare la spesa bisogna essere attenti a tutto: truffe, inganni, raggiri, ne parleremo in altra sede o in prossimi articoli. Grazie.

  3. concordo con Vanessa, le aziende di moda in Italia spesso ci attaccano solo l’etichetta, ma tutto il lavoro viene fatto all’estero.
    E non si tratta di truffa, ma di impresa divisa (cioè presente in più luoghi), in Italia magari avranno solo le modelliste, le sviluppatrici di taglie e chi taglia i vari componenti del capo, ma il cucire e il ricamare, di certo non è fatto da noi se il capo costa poco.
    Vengono tutti spediti in laboratori cinesi o per i ricami in India dove si risparmia tantissimo.
    Sono anni che lavoro in quest’ambiente, e fidati anche se non vengono usate stoffe di pessima qualità (ma questo dipende sempre dall’azienda e dal suo target) i dipendenti sono cinesi.

  4. Che tristezza quando i post vengono compresi male…Ho scritto per caso di fidarsi solo di grandi firme? nell’articolo ho scritto per caso che i vestiti cinesi si trovano solo nei mercatini cinesi o c’è una riga che dice: “sia nei mercatini che nei negozi possiamo trovare articoli che vanno da Made in China fino a Made in Uzbekistan”…? L’articolo dice di diffidare dei vestiti cinesi, che si trovano dappertutto, perchè dei ricercatori hanno trovato della formaldeide..i tessuti di scarsa fattura non è difficile riconoscerli, guardare innanzitutto l’etichetta..se è made in china non fidarsi, ma se è made in Italy, comunque fare un altro controllo: un tessuto non buono, o impregnato di formaldeide (anche se Made in Italy) è fastidioso al tatto ed anche al naso! Ragazzi la pelle è un organo e merita tanta attenzione!

  5. Laura scusami eh, ma l’articolo è stato interpretato benissimo, nessuno ha detto nulla riguardo al formaldeide perchè (almeno io) sono d’accordo con te, ma tu nel tuo articolo hai scritto “verificare che il capo sia stato prodotto in Italia,” e io ho solo detto che su mia esperienza purtroppo non è così.
    Credo che sia ovvio per tutti che quando si compra un capo da bancarella o da negozio lo si lavi, anche perchè le aziende inseriscono prodotti chimici (per non parlare di tutte le mani che l’hanno toccato o provato).
    Il tuo articolo non è stato interpretato male, ma al massimo è stato aggiunta qualche informazione in più.

  6. OK Desdemona, infatti il tuo commento è stato costruttivo, io aggiungo ancora che a volte non è sufficiente solo lavarli perchè è proprio il tessuto a far male. In compenso se compriamo cose di marca, per quanto il rischio ci sia lo stesso, le aziende sono comunque sottoposte a una serie di controlli. Molto spesso sono le stesse procedure di assicurazione qualità interne alla ditta che obbligano a fare questi controlli. Cio’ non significa che siamo messi al riparo da eventuali rischi di merce tossica, ma quanto meno in caso di reclamo sapremmo a chi rivolgerci. Qualcuno ora dirà: E ricolgerci quando? Quando già avremo preso il cancro…? Ecco perchè, è bene stare attenti, quante più informazioni ci sono sulle etichette, meglio è, poi se purtroppo quell’azienda è una truffatrice allora nono possiamo farci nulla, ma se acquistiamo merce cinese, stiamo certi al 90% che si tratta di tessuti di scarsa fattura..e che potrebbero farci male..

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