Bonus fiscale per combattere la fuga dei cervelli

di Redazione 1

 Avete mai sentito parlare di fuga dei cervelli? L’espressione  (in inglese brain drain) indica l’emigrazione verso paesi stranieri di persone di talento o che hanno dei titoli professionali (molto spesso si fa riferimento ai laureati). Si tratta di un fenomeno è generalmente visto con preoccupazione perché queste persone di talento, allontanandosi dall’Italia contribuiscono al progresso del Paese estero e ciò rischia di rallentare il progresso culturale, tecnologico ed economico dei Paesi dai quali avviene la fuga in questo caso l’Italia. Perchè tanti giovani laureati preferiscono emigrare?

La risposta é quasi ovvia. In Italia manca lavoro e quello che c’è è a volte sottopagato, all’estero per esempio i ricercatori hanno uno stipendio triplo o quadruplo rispetto agli italiani. Si stima che 60 mila giovani lascino l’Italia ogni anno, e il 70% di loro sono persone laureate. Cosa ne é conseguito? Negli ultimi vent’anni, i nostri “cervelli” all’estero hanno prodotto brevetti per un valore di 4 miliardi di euro, somma che quindi ha perso l’Italia. Lo stato ha finalmente compreso che questo tipo di emigrazione non è vantaggiosa e ha deciso di introdurre una misura per incentivare al ritorno in Italia.

Il Governo ha pensato di introdurre la detassazione dei redditi corrisposti ai lavoratori pronti a rientrare nel nostro Paese per avviare una nuova attività o per trovare un nuovo lavoro. Il testo del Dm è ora all’esame della Ragioneria generale dello Stato per la bollinatura finale ed è quindi una realtà molto vicina. Chi può usufruire del bonus fiscale? L’articolo unico del decreto ministeriale, individua i soggetti beneficiari di questo sconto sulle tasse: la detassazione spetta ai nati dopo il 1° gennaio 1969 che vengono assunti o avviano un’attività di impresa o di lavoro autonomo in Italia trasferendosi in Italia entro 3 mesi dall’assunzione o dall’avvio dell’attività. Tali persone dovevano essere, alla data del 20 gennaio 2009, dovevano essere in possesso di un titolo accademico (anche post lauream), aver risieduto continuativamente per almeno due anni in Italia e negli ultimi 24 mesi o più aver risieduto all’estero svolgere attività di lavoro da dipendente che da autonomo.

Commenti (1)

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