Una manovra che dovrebbe incentivare le imprese ad assumere giovani e donne a tempo indeterminato. Da una ricerca di Datagiovani 3 ragazzi che lavorano su 10 sono senza contratto fisso e il 50& di questi sono donne. Avere una laurea non basta, anzi, con il titolo di studio cresce anche la precarizzazione. I lavoratori precari non hanno solo il problema del non rinnovo del contratto: molti doveri e pochi diritti, nessuna certezza per il futuro, lo spettro del licenziamento che aleggia come un ombra malevola e l’impossibilità di prendere iniziative concrete per il futuro. Difficile concedere un credito a questi precari, quando si tratta di sottoscrivere un mutuo, quando la banca ha di fronte un lavoratore atipico inizia a storcere il naso, a richiedere garanti e quant’altro si possa ottenere per assicurarsi il ritorno del debito.
Nessuno sciopero e nessuna azione ha finora portato ad un miglioramento delle loro condizioni: stavolta ci prova Monti. Già dal prossimo 2012, il decreto legge “Salva Italia” ha raddoppiato il bonus ai fini Irap per i giovani sotto i 35 anni e per tutte le donne lavoratrici. L’agevolazione sull’IRAP passa a 10.600 euro all’anno per le imprese del Nord e a 15.200 per le regioni del Meridione. Ciò significa che le imprese che assumeranno a tempo indeterminato un giovane al di sotto dei 35 anni o una donna, beneficeranno di uno sconto sull’imposta. Basterà questo raddoppio ad aumentare le assunzioni? Non sono pochi gli addetti ai lavori che hanno espresso qualche dubbio: se 5000 euro di bonus non sono stati sufficienti a spezzare la forte catena che stringe i lavoratori precari, probabilmente non basteranno neanche 10 mila. Forse.
La robusta deduzione Irap – é invece convinto il vice presidente di Fli, Italo Bocchino -, specialmente al Sud, per donne e giovani assunti a tempo indeterminato, e’ un primo passo del governo Monti verso le richieste di Fli. Adesso si vada avanti in direzione del contratto di primo impiego per i giovani e un piano di conciliazione per le donne.
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