Visite e cure troppo care, gli italiani rinunciano

di Redazione Commenta

Visite e cure troppo care e gli italiani vi rinunciano: è quanto emerge dall’ultimo rapporto stilato dal Censis che evidenzia come moltissimi cittadini evitino di curarsi in modo appropriato perché le liste di attesa sono lunghissime e i costi di visite a pagamento troppo elevati per essere sostenuti.

E così oggi molte persone sono costrette a non curarsi o a rimandare le cure e le visite a tempi migliori. Una situazione di allarme che deve fare riflettere e che di certo, visto la crisi continua e un servizio sanitario che sta andando a rotoli, non sembra essere destinata a migliorare almeno a breve termine.

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Nelle ultime ore è intervenuta Assicurazione Salute RBM che, attraverso il suo amministratore Delegato, Marco Vecchietti, ha proposto una soluzione per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e consentire a tutti i cittadini di curarsi nei modi e nei tempo giusti. A Ballarò dove è stato ospite, Marco Vecchietti ha affermato:

Il Ministro nei giorni scorsi non ha usato mezzi termini e ha detto che non ci sono i fondi per finanziare il Sistema Sanitario Italiano. Il settore assicurativo ha soluzione, si chiama Secondo Pilastro Sanitario e deve essere aperto a tutti i cittadini. Affinché il sistema rimanga sostenibile e la qualità delle cure garantite ai cittadini non si riduca pur a fronte dell’aumento dei costi della sanità l’unica via di uscita è quella di diversificare le fonti di finanziamento attraverso l’intermediazione della spesa sanitaria privata da parte delle Forme Sanitarie Integrative (Polizze Salute Individuali e Fondi Sanitari). Costruendo, infatti, un sistema di sanità integrativa diffusa aperto a tutti i cittadini – oggi la sanità integrativa nei fatti, anche per motivi fiscali, è riservata solamente ai lavoratori dipendenti – si potrebbe far risparmiare a ciascun cittadino almeno il 30% dei costi che già sostiene di tasca propria per curarsi privatamente e garantire al sistema sanitario 15 miliardi di risorse aggiuntive, ovvero quasi il 50% dell’attuale spesa sanitaria privata (pari a 34,5 miliardi di euro nel 2015).

Foto | Thinkstock

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