L’Istat: spesa più cara del 4,8%

di Redazione Commenta

Inesorabile arriva la conferma dell’Istat, per i prodotti ad altra frequenza d’acquisto cioè alimentari, sigarette, carburanti, giornali, spese al bar, etc. l’inflazione è arrivata al 4.8% rispetto al 2,9% dell’inflazione «complessiva». Tutti questi prodotti che come spiega l’Istat hanno «registrato sistematicamente dal 2002, con l’ingresso dell’euro, aumenti superiori, a volte molto superiori, al tasso medio». Gennaio, poi, segna un record, con un +4,8% che è il valore più alto degli ultimi 11 anni.

In dettaglio, in testa alla classifica troviamo il pane (+12,3% rispetto a dodici mesi prima), la pasta (+10%), latticini (+6,7%). E i rialzi sono superiori alla media anche per il caffè e il cappuccino (+3,7% le consumazioni al bar), per le pizzerie (+3,6%), per le sigarette (+4,1% l’indice dei tabacchi). Ovviamente a questi dati c’è stata la reazione delle varie associazioni dei consumatori che hanno addirittura definito il dato dell’Istat sottostimato.


A fine anno, pronostica il Codacons, ci sarà una «vera e propria stangata» stimata in circa «mille euro a famiglia». Anche i sindacati si sono mostrati «molto preoccupati»: per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, c’è bisogno di «dati certi sull’inflazione per poter condurre una politica contrattuale responsabile sul potere d’acquisto dei salari». Più duro il leader Uil Luigi Angeletti: «Ora anche la statistica spiega perché i salari e le pensioni hanno perso potere d’acquisto». Angeletti afferma che «la realtà è che l’inflazione rilevata con i metodi ufficiali è pari alla metà di quella rilevata in riferimento ai beni di largo consumo».

«Ora i sindacati chiedano il doppio per i rinnovi dei contratti nazionali, è una catastrofe dei salari», dice il leader della minoranza Cgil Giorgio Cremaschi. «L’aumento dell’inflazione è preoccupante perché avviene in un momento di recessione e non di sviluppo – commenta Guglielmo Epifani – le famiglie stanno peggio e i prezzi aumentano. È proprio in questo caso che si tocca con mano il disagio che poi si ripercuote su lavoratori e pensionati». Più cauto, Mister Prezzi: «È necessario non lanciare allarmismi sui prezzi, perché «innescano spirali inflazionistiche che non fanno bene a nessuno».

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